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Santi del 7 Ottobre

Il mio Santo > I Santi di Ottobre

*Sant'Adalgiso di Novara - Vescovo (7 ottobre)  

Etimologia: Adalgiso = nobile freccia, dal tedesco
Emblema: Bastone pastorale
Fu il trentaduesimo della serie, come si può leggere nei dittici della chiesa novarese, conservati l'uno nella Basilica di S. Gaudenzio (1070?) e l'altro nella Cattedrale (1123 ca.). Più sobrio il primo, più ampio il secondo, attestano tuttavia concordemente che Adalgiso fu vescovo di Novara per diciotto anni, dall'830 (o 831) all'849 (o 850) secondo alcuni, dall'834 all'852-3 (?) secondo altri.
Il Bascapè parla di dalgiso. nella sua Novaria, dopo aver descritto l'epoca in cui visse il santo, quella delle vittorie di Carlo Magno sui Longobardi, seguita dall'incoronazione dell'imperatore e dalla costituzione del Sacro Romano Impero, che dà origine alla dominazione carolingia in Italia.
Adalgiso è ritenuto costantemente dalla tradizione di origine longobarda, forse della stessa famiglia dell'ultimo re Desiderio, anzi, addirittura nipote di lui. Ma nulla si sa esattamente dei suoi anni giovanili.
Si pensa fosse canonico della chiesa di S. Gaudenzio, essendosi più tardi dimostrato larghissimo dei suoi beni verso il Capitolo di questa chiesa. Neppure risulta se sia stato nominato vescovo
per le sue virtù piuttosto che per l'alto lignaggio. Nel1'854 non era più tra i vivi, come si rileva dal diploma di Ludovico II imperatore, diretto al successore di Adalgiso, Dodone o Ottone e datato precisamente il 7 giugno di quell'anno.
Oltre che "santissimo vescovo" (le quali parole, scritte in rosso in segno d'onore, sono quanto di più caloroso si legga nei dittici della Cattedrale), gli si attribuisce anche l'elogio rarissimo di "gemma dei sacerdoti", mentre si accenna alle sue "specchiatissime opere".
Si può invece affermare con sicurezza storica la notizia delle sue generose elargizioni ai canonici della Cattedrale, conservate già nell'Archivio vescovile e ora perdute.
Le donazioni riguardavano anche i canonici di San Giulio e di Gozzano, oltre che quelli della Cattedrale di San Gaudenzio. Sono tre documenti distinti, probabilmente tutti del 19 febbraio 840, ottenuti dall'imperatore su richiesta di Adalgiso.
Dalla stessa lettera risulta che Adalgiso pose al servizio della chiesa di Santa Maria circa quaranta chierici per la celebrazione dei divini Uffici, assegnando loro un congruo beneficio. Arricchì la Cattedrale anche del mirabile mosaico, che ancora oggi si vede dinanzi all'altare maggiore.
Da un altro insigne documento, conservato nella biblioteca capitolare di San Gaudenzio, che porta la data del 30 gennaio 848, si rileva che Adalgiso donò ai canonici di S. Gaudenzio il possedimento di Cesto e altre terre del Basso Novarese, provvedendo loro perfino "le vestimenta e le calzature".
Quando morì, le sue spoglie furono portate dapprima nella chiesa di San Gaudenzio fuori le mura, poi traslate in città nel 1533, dopo la distruzione di quella chiesa e delle case esterne ad opera di Carlo V. Dal 1927 esse riposano, insieme con le venerate reliquie di altri vescovi novaresi, in San Gaudenzio, dentro un'artistica urna, sotto l'altare dedicato al suo nome.
La sua festa secondo gli Acta Sanctorum ricorre il 7 ottobre, mentre oggi la chiesa novarese la celebra il 5 dello stesso mese.
(Autore: Vincenzo Gilla Gremigni – Fonte: Enciclopedia dei Santi)

Giaculatoria - Sant'Adalgiso di Novara, pregate per noi.

*Beate Agnese, Maddalena, Caterina, Bianca e Marianna - Monache Mercedarie (7 ottobre)  
Le Beate: Agnese, Maddalena, Caterina, Bianca e Marianna, onorarono il monastero mercedario dell’Assunzione in Siviglia (Spagna), con la loro vita di osservanza e contemplazione.
Furono premiate con le consolazioni divine, veramente sapienti e dello stesso numero delle vergini prudenti, anch’esse prepararono le loro lampade con le virtù e portarono con se l’olio delle buone opere così all’arrivo dello Sposo Divino entrarono con Lui alle nozze eterne.
L’Ordine le festeggia il 7 ottobre.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)

Giaculatoria - Beate Agnese, Maddalena, Caterina, Bianca e Marianna, pregate per noi.

*Beato Anastasio da Milano - Laico Francescano (7 ottobre)  
† 1472

Il Beato Anastasio da Milano è un laico francescano vissuto nel Quindicesimo Secolo.
Entrò fra i francescani della provincia della Marca e la sua vita fu all’insegna del servizio agli altri frati negli uffici più umili e faticosi.
Si racconta che trascorreva le notti in preghiera e che flagellava di continuo il suo corpo.
Sul beato Anastasio, si tramanda che nonostante la sua vita di preghiera, spesso subiva le tentazioni del demonio.
Singolare è uno di questi racconti.
Un giorno il demonio gli apparve alla porta del convento sotto l’aspetto di una bellissima donna, che gli chiedeva del fuoco per riscaldarsi.
Il Beato Anastasio, andò in cucina, prese del carbone acceso con le sue mani senza bruciarsi e una volta raggiunta la donna gli gettò addosso i carboni accesi con queste parole: "Ecco o Satana quello che vuoi, e vattene".
In quel frangente il demonio che si vide scoperto scomparve.
Si racconta anche, che il Beato Anastasio compì molti miracoli mentre era in vita e che morì nel convento francescano di Pesaro nell’anno 1472.
Nel momento della sua morte sopra il convento comparve una luce chiarissima.
Nel martirologio francescano è ricordato e festeggiato nel giorno 7 ottobre.

(Autore: Mauro Bonato – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beato Anastasio da Milano, pregate per noi.

*Sant'Augusto di S. Sinforiano - Abate (7 ottobre)  

m. 560
Guarito miracolosamente, secondo Gregorio di Tours, grazie all'intercessione di San Martino, Augusto si diede alla vita monastica, insieme con alcuni compagni.
Il vescovo di Bourges, Probiano, lo nominò abate di S. Sinforiano, monastero da lui fondato nei dintorni della città, e Augustoattese al suo compito con rara prudenza e saggezza. Una visione gli fece conoscere il luogo ove era sepolto il corpo di Sant’ Orsino, primo vescovo di Bourges.
Etimologia: Augusto = consacrato agli auguri
Emblema: Bastone pastorale
Martirologio Romano: Presso Bourges in Aquitania, in Francia, Sant’Augusto, sacerdote e abate, che aveva le mani e i piedi così contratti da non potersi sostenere se non con le ginocchia e i gomiti; sanato per intercessione di San Martino, radunò intorno a sé dei monaci e attese ininterrottamente alla preghiera.
Il Calendario della Chiesa segna per oggi la ricorrenza della Madonna del Rosario: una festa la cui origine risale al Papa San Pio V, che con questa intese festeggiare la vittoria della flotta cristiana contro quella turca, a Lepanto, nel 1571.
Non molti Santi di chiara fama sono nominati oggi dal Martirologio Romano. Abbastanza popolare, un tempo, era la coppia dei Santi Sergio e Bacco, ma le loro figure appartengono quasi totalmente alla leggenda.
Sant'Augusto, ci attira subito per la celebrità del nome, che, prima di diventare proprio di persona, fu aggettivo e attributo dei romani Imperatori, a cominciare dal primo e maggiore, Ottaviano Augusto, successore di Cesare: sovrano giusto e pacifico, sotto il cui scettro nacque, nella lontana Betlemme, Gesù.
Ci sono nel Calendario tre o quattro santi di nome Augusto: quello di oggi è il più celebre, anche
se la sua devozione è stata piuttosto limitata. Fu francese, e visse a Bourges nel VI secolo: almeno nei suoi tratti fisici non ebbe nulla in comune con l'Imperatore di cui ripeteva il nome - e il cui aspetto ci è noto, con sufficiente esattezza, dalle pagine degli scrittori e soprattutto dalle opere d'arte.
San Gregorio di Tours lo dice infatti anchilosato ai piedi e alle mani. Per muoversi, si trascinava faticosamente e penosamente sui gomiti e sulle ginocchia. Ma l'infermità delle membra non lo scoraggiò, né rese anchilosata la sua anima, che restò sana e integra, di cristiano ricco di buona volontà.
Aiutato dalle elemosine dei fedeli, Sant'Augusto si propose di costruire una chiesa dedicata al grande Vescovo francese San Martino.
Riuscì infatti a compiere quell'impresa che sembrava tanto superiore alle sue forze. E quando la chiesa fu terminata, a Bourges, egli vi fece portare alcune preziose reliquie del Santo titolare.
Si narra che proprio per la virtù taumaturgica di queste reliquie, lo storpio che non si era arreso davanti alla sua infermità riacquistasse l'uso delle membra. Ma non approfittò per allontanarsi: restò presso la chiesa da lui costruita, in una piccola comunità monastica.
Se da infermo aveva superato le menomazioni del suo corpo rattrappito, risanato seppe soggiogare il corpo vigoroso. Rifiutò le gambe a vani movimenti, le mani a indegne occupazioni. Stette fermo e tranquillo, in preghiera e in penitenza.
Il Vescovo della città lo creò Abate del monastero di San Sinforiano, e Sant'Augusto, senza abbandonare i suoi monaci penitenti, governò di lì, saggiamente, tanto l'una quanto l'altra comunità. E in tale incombenza santamente morì, si crede verso il 560, in circostanze che non conosciamo.
(Fonte: Archivio Parrocchia)
Giaculatoria - Sant'Augusto di S. Sinforiano, pregate per noi.

*San Geroldo di Colonia - Pellegrino (7 ottobre)  
Sec. XIII

Nel nostro tempo, dominato dalla velocità, è difficile rendersi conto delle difficoltà, ma anche - ammettiamolo - delle soddisfazioni incontrate dai viaggiatori del tempo passato, e specialmente di quel passato remoto che è costituito dai secoli del Medioevo.
Oggi si viaggia per lavoro, cioè per necessità, o almeno per convenienza, oppure per piacere, o svago, o come si dice per turismo.
I viaggi di lavoro o di affari sono sempre esistiti: compiuti da mercanti, soldati, uomini politici, uomini d'affari. In questo senso, ben poco è cambiato nella storia, se non la velocità negli spostamenti.
Il caso è diverso se si parla dei moderni spostamenti turistici, fatti di svago, curiosità, e anche desiderio di cultura. É un fenomeno tipico del nostro tempo, ma che anche nel passato ebbe un precedente quasi simile: quello di viaggiare per fede, di compiere cioè i famosi, numerosi e soprattutto faticosi pellegrinaggi.
La sappiamo abbastanza lunga, oggi, per immaginare che non tutti i pellegrini medioevali fossero mossi da puri intenti spirituali o da preoccupazioni soltanto devote. C'entrava anche, e spesso in larga parte, una vera e propria moda, con il piacere di nuove compagnie e l'umana vanità di credersi migliori degli altri.
Basterebbe, a questo proposito, rileggere le storie dei pellegrini e delle pellegrine diretti a
Canterbury, e narrate da Chaucer, il padre della letteratura in lingua inglese.
Ma nonostante ciò, fa ancora una certa impressione sapere di uomini che si santificavano pellegrinando, cioè viaggiando a piedi da santuario a santuario e da paese a paese, in mezzo a mille pericoli, ma nella certezza di una giusta scelta e di una meritoria fatica.
É il caso di San Rocco, uno dei più celebri pellegrini, e di questi Patrono; ed è anche il caso di un Santo oggi ricordato, sotto il nome poco comune di Geroldo.
Questi veniva dalla Germania, come germanico era il suo nome, ed era nato a Colonia, città mèta anch'essa di pellegrinaggi, per la devozione di Sant'Orsola e delle sue favolose undicimila compagne, e per le reliquie dei Re Magi, conservate nella celebre cattedrale.
Geroldo fu, per così dire, un pellegrino di professione, che allungò progressivamente la portata dei suoi viaggi, sempre più lunghi e difficoltosi, come un atleta migliora via via le sue prestazioni.
Fu a Roma, percorrendo la strada dei Romei, per pregare nelle Basiliche e venerare il lino della Veronica. Giunse a San Giacomo di Compostella, bordone in mano e conchiglia sul petto, per rendere omaggio al "barone" della Galizia, San Giacomo.
Finalmente salpò, impugnando la palma, per la lontana Terrasanta, il paese del Signore.
Chi andava pellegrino a Gerusalemme, faceva testamento prima di partire, perché le probabilità di tornare erano piuttosto scarse.
San Geroldo, invece, fu tra quelli che tornarono dall'Oriente in Italia. Ma per lui, la strada più insicura fu quella di casa. Traversando le Alpi, venne aggredito dai rapinatori, che lo lasciarono morto, nel 1241. La spoglia fu raccolta da alcuni passanti, e portata a Cremona, dove si accese, a voce di popolo, il culto per il devoto pellegrino.

(Fonte: Archivio Parrocchia)
Giaculatoria - San Geroldo di Colonia, pregate per noi.

*Beato Giovanni Hunot - Martire (7 ottobre)   

Martirologio Romano: Nel mare di Rochefort prospicente la costa francese, Beato Giovanni Hunot, sacerdote e martire, che, gettato in una galera durante la rivoluzione francese a causa del suo sacerdozio, terminò il corso della sua prigionia nella piena fedeltà a Dio.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)

Giaculatoria - Beato Giovanni Hunot, pregate per noi.

*Santa Giulia di Augusta - Vergine e Martire (7 ottobre)   

Fondandosi sulla notizia del Martirologio Geronimiano al 7 ottobre: «alibi Tulliae Sigibarci mar.» (variante Iuliae), Floro ha dato ai martiri Sergio e Bacco (= Sigibarci) una compagna di nome Giulia e, dopo di lui, anche Adone la conservò nel suo Martirologio, collocandola ad Augusta sull'Eufrate, come i suoi due compagni, aggiungendo però che essa aveva subito il martirio sotto il prefetto Marciano; costui era stato infatti il persecutore della martire Barbara accanto alla quale appare una vergine Giulia, che Adone identificò con la supposta compagna di Sergio e Bacco.
Risulta quindi di poca consistenza storica la notizia che si legge allo stesso giorno nel Martirologio Romano.

(Autore: Joseph-Marie Sauget – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Santa Giulia di Augusta, pregate per noi.

*Beato Giuseppe Llosa Balaguer - Diacono e Martire (7 ottobre)  

Schede dei gruppi a cui appartiene:
“Beati Martiri Spagnoli Terziari Cappuccini dell'Addolorata”
“Beati 233 Martiri Spagnoli di Valencia Beatificati nel 2001”
“Martiri della Guerra di Spagna”

Martirologio Romano:
Nel villaggio di Benaguacil nel territorio di Valencia in Spagna, Beato Giuseppe Llosá Balaguer, religioso del Terz’Ordine di San Francesco degli Incappucciati della Beata Vergine Addolorata e martire, che subì il martirio durante la persecuzione contro la fede.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)

Giaculatoria - Beato Giuseppe Llosa Balaguer, pregate per noi.

*Santa Giustina di Padova - Martire (7 ottobre)    

Appartenente a una distinta famiglia padovana, durante la persecuzione di Diocleziano, arrestata per la fede, fu condotta in tribunale.
Non riuscendo a farla apostatare, il giudice la condannò alla pena capitale, eseguita il 7 ottobre del 304. Il corpo della martire fu sepolto fuori del pomerio, ad oriente della città, nei pressi del teatro romano, dove poi verrà costruita una basilica.
La diffusione della Congregazione benedettina di Santa Giustina, che elesse la martire come sua patrona, insieme con San Benedetto, contribuì a propagare il suo culto in Italia e in Europa.
Anche Venezia la elesse a patrona di tutti i suoi domini, dopo la vittoria di Lepanto, riportata nel giorno festivo della santa, nel 1571.
I benedettini di Padova fondarono in suo onore la Congregazione di Santa Giustina. Dal 1919 a Padova è stato riaperto al culto un monastero dedicato alla Santa. (Avvenire)
Etimologia: Giusta = onesta, proba (sign. Intuitivo)
Emblema: Palma
Martirologio Romano: A Padova, Santa Giustina, vergine e martire.
Pubblicando la passio della nostra santa, i Bollandisti scrivevano: "Quanto illustrior est S. Justinae virginis et martyris Paduanae, maxime per Italiam, qua Venetis paret, cultus, tanto fere incertiora sunt, quae de eius vita vulgo circumferuntur". In realtà, mentre le piú antiche testimonianze del suo cuito risalgono al sec. V, le notizie biografiche non Sono piú antiche del sec. XI.
Venanzio Fortunato la ricorda piú volte nelle sue opere: "Si Patavina tibi pateat via, pergis ad urbom; huc sacra Iustinae, rogo, lambe sepulcra beatae"; "Justina Patavi, Euphemiam huc Calchedon offert".
Il suo culto è attestato a Rimini in un'iscrizione del sec. VI-VII, e, a Como, il vescovo Agrippino le dedicò un oratorio nel 617 come ricorda l'iscrizione dedicatoria: "Agripinus famulus Christi, Com[ensis] Civitatis episcopus hoc Oratorium s[an]ctae Justinae martyris anno X ordinationis suae a fondamentis fabricavit et sepulturas ibi ordenabit et in omni explebit, ad glo[riam] dicabit".
In contrasto con queste sicure notizie cultuali, le fonti letterarie, conservate in numerosi codd., a partire dal sec. XII, sparsi in molte biblioteche italiane ed estere, sono "sublestae fidei et subditicia", e raccolgono le tradizioni esistenti in quell'epoca sulla Santa.
Secondo questi scritti Giustina, appartenente ad una distinta famiglia padovana, durante la persecuzione di Diocleziano, arrestata per la fede, fu condotta al tribunale di Massimiano; non riuscendo né con blandizie, né con minacce a farla apostatare, il giudice la condannò alla pena capitale, eseguita il 7 ottobre del 304.
Il corpo della martire fu sepolto fuori del pomerio, ad oriente della città, nei pressi del teatro romano.
La basilica costruita da Opilione sul sepolcro di Giustina si conservò fino al 1117, quando un terremoto la distrusse completamente. I monaci benedettini che: già officiavano la chiesa,
forse fin dal sec. VIII, la ricostruirono meno splendida della prima; ma, sorta e rapidamente propagatasi la Congregazione Benedettina di San Giustina, fondata appunto nella chiesa della santa da Ludovico Barbo nel 1418, i monaci costruirono in onore della martire un tempio piú degno che, iniziato nel 1521, fu completato nel 1587.
Sotto l'altare maggiore della chiesa, nel 1627 fu collocato il corpo di Giustina in una doppia cassa di piombo e di cipresso coperta da un velo d'oro.
La diffusione della Congregazione Benedettina di Santa Giustina, che elesse la martire come sua speciale patrona, insieme con Santa Benedetto, contribuí grandemente a propagare il suo culto in Italia e in Europa.
In modo particolare Venezia la elesse a speciale patrona di tutti i suoi domini, dopo la vittoria di Lepanto, riportata appunto nel giorno festivo della Santa, nel 1571; da allora, a perenne riconoscenza si cominciarono a coniare le Giustine fino alla caduta della repubblica, con il motto: "Memor ero tui Justina Virgo".
Oggi, dopo un periodo di illanguidimento, caudato specialmente dalla soppressione del monastero, nel 1810, e dalla susseguente chiusura della chiesa per le leggi napoleoniche, il culto della santa riprende lentamente nuovo vigore, favorito anche dalla riapertura del monastero avvenuta nel 1919.

(Autore: Agostino Amore – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Santa Giustina di Padova, pregate per noi.

*San Marcello - Martire (7 ottobre)

Martirologio Romano: A Capua in Campania, San Marcello, martire.
Santi Marcello ed Apuleio, martiri
Il Martirologio Romano li commemora il 7 ottobre attribuendoli a Roma e riferendo che dopo essere stati discepoli di Simone Mago, furono convertiti alla fede dall'apostolo Pietro ed ottennero la palma del martirio sotto il consolare Aureliano.
Queste notizie, che provengono da Adone, sono, però, completamente false sia topograficamente, che storicamente come si può constatare da un rapido esame delle fonti.
Il Martirologio Geronimiano infatti conosce il solo Marcello come martire di Capua e lo ricorda ai giorni 6 e 7 ottobre (questa ultima data è il vero dies natalis); egli solo ancora è notato nel Calendario mozarabico e in quello marmoreo di Napoli e la sua immagine era riprodotta nei famosi mosaici della basilica locale di San Prisco del sec. VI.
In un calendario del sec. VII, nel Sacramentario Gelasiano del sec. VIII e poi nel Martiroloigo di Floro, invece, Marcello si trova citato anche con Apuleio; quest'ultimo però non è mai esistito e la sua menzione deve attribuirsi probabilmente ad una arbitraria interpretazione della parola Apulia - Apolia, indicata nei latercoli del Geronimiano, alla stessa data, ma per altri martiri.
A sua volta Adone completando il latercolo di Floro vi aggiunse alcune notizie tratte dalla passio Nerei et Achillei, mentre un altro falsario componeva una nuova leggenda, conservata in un ms. di Farfa del sec. IX-X, in cui si narra che Marcello, fervente cristiano romano, esiliato dall'imperatore Tiberio a Capua ed arrestato durante la festa dell'imperatore per non aver voluto partecipare ai sacrifici, fu condannato a morte; il suo servo Apuleio poco dopo lo seguì nel martirio.
Secondo altre redazioni più recenti, in cui sono confuse in un solo racconto le notizie riguardanti i martiri Marcello di Roma e Marcello di Tangeri, Marcello era invece un centurione romano fervente e generoso che adoperava le sue ricchezze per liberare i prigionieri di guerra; arrestato a Capua fu ucciso dal prefetto delle milizie Agricolano, poco prima del suo servo Apuleio.
In conclusione il solo Marcello deve ritenersi come autentico martire di Capua, ma di lui niente si conosce di preciso.

(Autore: Agostino Amore - Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Marcello, pregate per noi.

*San Marco I - Papa (7 ottobre)  

m. 336 (Papa dal 18/01/336 al 07/10/336)
Romano. Durante il suo pontificato venne redatto il più antico calendario "civile" della chiesa romana, e per la prima volta appare la nascita di Cristo al 25 dicembre.
Martirologio Romano: A Roma, San Marco, Papa, che costruì la chiesa del titolo in Pallacinis e una basilica nel cimitero di Balbina sulla via Ardeatina, dove egli stesso fu inumato.
San Marco Papa era di Roma e fu pontefice per un periodo molto breve, dal 18 gennaio al 7 ottobre del 336. Prima di diventare Papa, fu vescovo di Roma.
Il liber pontificalis attribuisce a Marco un pontificato più lungo e l’emissione del decreto con cui era riservato al vescovo di Ostia il diritto di consacrare il vescovo di Roma.
San Marco Papa edificò in nome di Marco evangelista la basilica Juxta Pallacinis, identificata con l’attuale chiesa di San Marco. Anni fa infatti sono stati scoperti i resti sotterranei della primitiva basilica, nonché la cripta del IX secolo che ospitò la salma di San Marco Papa.
Secondo alcune fonti fu sotterrato in un primo tempo nel cimitero di Santa Balbina sull’Ardeatina, per poi essere trasportato nella chiesa di San Marco da Papa Gregorio IV (pontefice dall’827
all’844, presbitero proprio della chiesa di San Marco).
Così riferisce di Lui il M.R: a Roma, sulla via Ardeatina, la deposizione di San Marco, Papa e Confessore. Secondo altre fonti invece nel 1048 le sue reliquie furono portate dal Cimitero di Balbina a Velletri e nel 1145, dopo varie traversie, traslate dal Castello di Giuliano a S. Marco Evangelista in Campidoglio.
Il Santo pontefice riposa nell’arca granitica posta sotto l’altare maggiore, che fu consacrato il 22 aprile 1737 dal cardinale Guadagni il quale per la cerimonia adoperò reliquie non insigni dei martiri Urbano e Valentino. Nel 1948 è stata ritrovata la pergamena della ricognizione delle reliquie effettuata dal cardinale Marco Bembo.
La basilica conserva un vero tesoro di reliquiari, ne ricordiamo tre, anche se custodiscono resti non insigni. Il primo contiene una parte del braccio di San Patrizio e fu offerto dal cardinale titolare Domenico Bartolini (1876-1887). Il secondo, con un dito del Beato Gregoriano Barbarigo, venne donato alla basilica da Clemente XIII nel giugno del 1767; del beato sono conservati altri resti non insigni nel Tesoro del Laterano.
Il terzo, contenente una reliquia di San Marco Evangelista, fu donato nel 1862 dal cardinale titolare Pietro De Silvestri.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Marco I, pregate per noi.

*Beato Martino Cid - Abate (7 ottobre)

† 1152
Abbandonò la città per vivere in una grotta. Siccome molti desideravano associarsi a lui, eresse il monastero di Bellofonte in Spagna.
Martirologio Romano: Nel monastero di Bellofonte nel regno di León, Beato Martino, detto Cid, abate, che fondò questo cenobio e lo aggregò all’Ordine Cistercense.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)

Giaculatoria - Beato Martino Cid, pregate per noi.

*Beati Martiri di Arima (7 ottobre)

Scheda del gruppo a cui appartengono:
“Beati Martiri Giapponesi” Beatificati nel 1867-1989-2008
+ Arima, Giappone, 7 ottobre 1613
8 laici giapponesi della diocesi di Funai subirono il martirio presso Arima il 7 ottobre 1613 nel contesto di feroci ondate persecutorie contro i cristiani.
Del gruppo fanno parte Adriano Takahashi Mondo e sua moglie Giovanna, Leone Hayashida Sukeemon e sua moglie Marta, con i figli Maddalena (20 anni) e Diego (12 anni), ed infine Leone Takedomi Kan'Emon con suo figlio Paolo.
In seguito ad un rapido processo iniziato con il Nulla Osta della Santa Sede concesso in data 2 settembre 1994, è stato riconosciuto il loro martirio il 1° luglio 2007 e sono stati beatificati il 24 novembre 2008, sotto il pontificato di Papa Benedetto XVI, unitamente ad un gruppo complessivo di 188 martiri giapponesi.
(fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beati Martiri di Arima, pregate per noi.

*San Palladio di Saintes - Vescovo (7 ottobre)

† 600/610 circa
Martirologio Romano: A Saintes sempre in Aquitania, San Palladio, vescovo, che innalzò una basilica sulla tomba di Sant’Eutropio e accrebbe nella sua città il culto dei Santi.
Palladio (lat. Palladius, fr. Palais) apparteneva a una famiglia nobile e discendeva «ex genere quondam divitis Palladii». Divenuto vescovo di Saintes partecipò al concilio di Parigi del 573 e a quello di Macon, nell’autunno del 585.
Una lettera di San Gregorio Magno (morto nel 604) gli annuncia nel luglio 596 che, in conformità alla sua richiesta, il papa gli inviava alcune «reliquie» dei santi Pietro, Paolo, Lorenzo e Pancrazio, per una chiesa da lui costruita in onore di questi Santi.
Il prete Leuparicus era stato incaricato di portargli tali «reliquie», unitamente a quelle dei santi apostoli Pietro e Paolo destinate alla regina Brunechilde che le aveva chieste.
Palladio costruì, inoltre, una basilica in onore di San Martino, per la quale aveva ottenuto a Tours alcune reliquie, e un’altra in onore di sant'Eutropio, primo vescovo di Saintes. Si pensa che il sarcofago monolitico, scoperto nel 1843 e recante l’iscrizione Eutropius, sia quello in cui Palladio fece deporre le reliquie del Santo.
Le crudeli e incessanti lotte delle varie corti merovingie arrecarono a Palladio angustie e dolori; fu compromesso nell’avventura dell'usurpatore Gondovaldo, che aveva cercato di regnare sul mezzogiorno della Gallia e il cui candidato al vescovato di Dax, Faustiano, era stato consacrato appunto dal vescovo di Saintes; in seguito a ciò il concilio di Macon obbligò Palladio a contribuire alla pensione del deposto Faustiano.
Palladio morì prima del concilio di Parigi del 614, al quale assistette il suo successore Audoberto. Non si conoscono le origini del suo culto, ma già nel secolo XI esso era ben stabilito, pur non oltrepassando i confini della diocesi. Alcune località della regione portano il suo nome.

(Autore: Paul Viard - Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Palladio di Saintes, pregate per noi.

*San Quarto di Capua - Vescovo (7 ottobre)

Tra le figure del mosaico absidale della chiesa di San Prisco presso Capua, risalente alla fine del sec. IV, c'era anche quella di Quarto.
Il suo nome è ricordato poi nel Martirologio Geronimiano al 7 ottobre e al 5 novembre Nessun dubbio che si tratti di un martire dei primi secoli, anche se nel secondo latercolo del Geronimiano è detto confessore, ma di lui niente si conosce.
La notizia che Quarto sia stato vescovo di Capua apparve per la prima volta in un calendario diocesano della fine del sec. XV.
Qualche studioso ha avanzato l'ipotesi che Quarto sia il martire romano sepolto insieme con Quinto sulla via Latina, sia perché anche questo santo nel predetto mosaico è raffigurato accanto a Quarto, sia perché quasi tutto il gruppo di destra dello stesso mosaico riproduce santi romani.
(Autore: Agostino Amore - Fonte: Enciclopedia dei Santi)

Giaculatoria - San Quarto di Capua, pregate per noi.

*San Rigaldo - Martire Benedettino? (7 ottobre)

Charolles (Francia), 1171 ca.
Di questo santo personaggio, che in francese si chiama Rigaud, non si sa praticamente niente; egli è menzionato nel “Dizionario agiografico” del Petin, stampato nel 1850 a Parigi, ma non per la sua vita, ma per il monastero benedettino esistente nella diocesi di Mâcon (oggi di Autun), che era dedicato al suo nome: “St-Rigaud”.
Detto monastero si trovava nei pressi di Charolles (Seine-et-Loir), e fu fondato nel 1171; i benedettini lo dedicarono a San Rigaldo, da loro onorato come martire, non è chiaro se fosse un benedettino e in tal caso quando e come morì come martire.
Veniva celebrato il 7 ottobre, mentre negli “Acta SS., Supplementum”, Parigi, 1875 veniva ricordato al 7 dicembre.
Il "Martirologio Romano" testo ufficiale della Chiesa Cattolica, aggiornato, non ne fa menzione, indice che se un culto ci sia stato, esso si è estinto oppure è rimasto localmente in Francia.

(Autore: Antonio Borrelli - Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Rigaldo, pregate per noi.

*Santi Sergio e Bacco - Martiri in Siria (7 ottobre)

Barbalisso e Rosapha in Siria, † 310 ca.
Martirologio Romano: Nella regione di Rusafah in Siria presso il fiume Eufrate, Santi Sergio e Bacco, martiri.
Questi due santi martiri orientali, ebbero nell’antichità una grande venerazione sia in Oriente che in Occidente, benché le notizie che li riguardano hanno scarso valore storico, ad ogni modo di esse rimangono redazioni in diverse lingue.
Sergio e Bacco erano soldati delle Legioni di confine, ed occupavano un alto grado nel palazzo di Massimino Daia († 313), divenuto Cesare nel 305 con il governo dell’Oriente; accusati come cristiani da nemici invidiosi, furono condotti al tempio di Giove ed invitati a sacrificare, ma essi rifiutarono, venendo così degradati e fatti girare per dileggio per le vie della città, vestiti da donna.
Lo stesso imperatore fece invano un tentativo di farli apostatare, essi poi furono inviati da Antioco, prefetto della Provincia Siro-Eufratese, perché fossero uccisi.
Nel ‘castrum’ di Barbalisso, Bacco fu sottoposto ad una cruenta flagellazione, tanto spietata che sotto i colpi morì; il suo corpo fu lasciato insepolto, ma di notte i cristiani lo raccolsero seppellendolo in una grotta vicina.
Sergio invece fu costretto a camminare con dei chiodi conficcati nei piedi, attraverso i ‘castra’ di Saura, Tetrapirgio e Rosapha, finché in quest’ultima città fortificata venne decapitato.
Venne sepolto nello stesso luogo del martirio e sulla sua tomba venne eretta una piccola chiesa; quando finite le persecuzioni, tornò la pace anche per i cristiani, accanto al ‘castrum’ di Rosapha, fu
costruita una grande chiesa, in cui venne trasferito il corpo del martire, nel giorno anniversario della sua morte, il 7 ottobre.
Il culto per Sergio fu certamente più diffuso, lasciando talvolta in ombra quello di Bacco; a testimonianza che essi furono uccisi a pochi giorni l’uno dall’altro, in Siria venivano celebrati il 1° ottobre (Bacco) e il 7 ottobre (Sergio) ma poi la celebrazione venne unificata al 7 ottobre, sia in Oriente che in Occidente.
Ad aumentare il culto per San Sergio, contribuì senz’altro la costruzione della grandiosa basilica nella Frigia, nel secolo V, da parte del vescovo Alessandro di Gerapoli; attorno al tempio divenuto meta di pellegrinaggi e al quale accorrevano anche le tribù nomadi a sud dell’Eufrate, si formò un villaggio che Giustiniano imperatore, chiamò Sergiopoli, arricchendolo di molte opere come acquedotti e fortezze.
I miracoli avvenuti a Sergiopoli, diffusero il culto anche in Occidente, mentre in tutti gli Stati Medio-Orientali, sorsero tante chiese dedicate a San Sergio; le reliquie proprio per questa diffusione, erano sparse dappertutto.
Chiese in loro onore esistevano anche a Roma e Ravenna; nel periodo bizantino Sergio e Bacco furono invocati come protettori delle milizie e nei secoli dal VI all’XI sono stati sempre effigiati come
ufficiali con la collana d’oro dei dignitari di corte.
La città di Trieste ha nel suo stemma, la punta di un’alabarda in campo rosso, essa è detta “alabarda di San Sergio”, perché si racconta che il tribuno Sergio della XV Legione Apollinare, si stanza a Trieste, qui si convertì al cristianesimo.
Quando fu scoperto, venne richiamato alla corte imperiale ed egli congedandosi dai compagni di fede cristiana triestini, promise loro un segno annunciante la sua morte, che prevedeva imminente.
Quando fu decapitato a Rosapha in Siria, secondo la tradizione, un’alabarda cadde dal cielo sereno, nel Foro cittadino.
L’arma è conservata nel tesoro della cattedrale di Trieste; gli Statuti comunali del 1350 la chiamavano più appropriatamente “lancia di San Sergio”.

(Autore: Antonio Borrelli - Fonte: Enciclopedia dei Santi)
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*Altri Santi del giorno (7 ottobre)

*San
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